venerdì 5 settembre 2014

Tutta la guerra che ci attraversa


TUTTA LA GUERRA CHE CI ATTRAVERSA
e di cui non ci rendiamo conto

Infobesity: 1 - The relentless feast of online information, typically through search engines (i.e. Google, Wikipedia, etc.); 2 - The never ending onslaught of information, data, facts and figures & related content that the internet produces means we are all become infobese.

E’ un argomento – ma prima ancora di essere un argomento, è un fatto – che molti considereranno distante dalla vita quotidiana, nonostante (e proprio a causa del fatto che) ciascuno di noi ne sia fisicamente attraversato, anche se non se ne rende conto; questione di percezione mancata. Questo attraversamento, per quanto ne sappiamo, è senza conseguenze, come quello dei neutrini provenienti dallo spazio (un muro in piombo spesso un anno luce bloccherebbe la metà dei neutrini che lo attraversano). Siamo esposti a forze che non sappiamo, e che fortunatamente non hanno effetti su quella che noi definiamo vita.

Sto scrivendo delle SW, delle shortwaves ovvero delle onde corte, che coprono lo spettro di frequenza tra i 3 e i 30 megahertz. Quelle usate dai radioamatori, quelle del linguaggio CB, delle comunicazioni aeronautiche a lunga distanza, del Codice Morse. Ogni istante, H24 per scriverlo alla moda, ciascuno di noi è attraversato da onde elettromagnetiche: provenienti da satelliti che trasmettono informazioni meteorologiche, sistemi di puntamento gprs, corpi celesti a migliaia di anni luce. E, tra le altre, trasmissioni militari in codice. Tutte cose che non hanno effetti immediati sulla nostra esistenza a livello di mezzo con cui si propaga l’informazione; ma la cui informazione finale (conoscerla o meno) ha conseguenze sul nostro destino: sapere o meno del maltempo in anticipo, sapere o meno di un bombardamento in anticipo.



Alcune sezioni dello spettro delle radiofrequenze sono riservate a certi tipi di trasmissioni, altre sono libere; fin qui, niente di particolarmente emozionante. Chi detiene il potere si attribuisce il diritto di sfruttare il fenomeno fisico delle frequenze per il bene comune. E’ una questione politica: i cittadini votano un governo, il governo si appropria di certe radiofrequenze perchè devono essere di pubblica utilità e non solo nell’interesse di pochi (che il governo faccia l’interesse di tutti e non di pochi è un’affermazione da verificare, ma ci porta fuori argomento).

Se non fosse che a volte qualcuno trasmette illegalmente messaggi cifrati. Per semplificare le cose chiameremo questo qualcuno: Emittente Misterioso, cioè EM. Gli Emittenti Misteriosi, gli EM, inviano sulle shortwaves messaggi in codice di diversi tipi: vocali, nel caso delle famose Number Stations (al centro, tra l’altro di una puntata della serie tv Fringe), oppure in forma di polytones, sequenze di suoni. A chiunque (con un apparecchio CB oppure collegandosi ai radiotelescopi che mettono a disposizione di chi abbia una connessione internet le shortwaves captate) può capitare di imbattersi in questo genere particolare di trasmissioni. Che cosa sono? Che cosa vogliono dire? Mistero.

Ad oggi, molti studiosi di crittologia affermano che si tratti di comunicazioni che i servizi segreti dei vari paesi inviano ai propri agenti in incognito in territorio nemico. Oppure, che siano ribelli, guerriglieri oppure terroristi che si scambiano informazioni. La particolarità delle comunicazioni cifrate sulle shortwaves è proprio questa: sono captabili da chiunque, ma solo chi ha la chiave per decifrarle può venirne a capo; si tratta di comunicazioni tra le più sicure in assoluto; riuscire a decriptarle fa passare notti insonni a decine di appassionati che si occupano di cifratura e codice, dagli amatoriali, ai docenti universitari, fino alle associazioni che vogliono raccogliere l’eredità della questione “Enigma”, in riferimento al codice Enigma della Seconda Guerra Mondiale:

“I servizi segreti polacchi riuscirono così a decifrare Enigma, grazie sia ad una debolezza del sistema cifrante, sia ad una regola imposta per l'uso della macchina da parte dell'Ufficio tedesco preposto. L'intelligence polacco, guidato dal matematico Marian Rejewski, progettò una macchina apposita chiamata Bomba, per simulare il funzionamento di una macchina Enigma ed ottenere da un messaggio cifrato, con tentativi sistematicamente reiterati, le chiavi di regolazione della macchina che aveva eseguito la cifratura e quindi poterlo decifrare a sua volta. I tedeschi però cambiarono il funzionamento di Enigma introducendo un insieme di cinque rotori, dei quali ne venivano usati sempre solo tre ma diversi ogni giorno: questo moltiplicava per sessanta le combinazioni possibili e la Bomba polacca non poteva affrontare un tale incremento di complessità. Alla vigilia dell'invasione della Polonia, nel 1939, il progetto venne trasferito agli inglesi, i quali organizzarono un'attività di intercettazione e decifrazione su vasta scala delle comunicazioni radio tedesche a Bletchley Park e, con l'aiuto di grandi matematici come Alan Turing, riprogettarono la Bomba e idearono diversi metodi per forzare le chiavi di codifica tedesche, che davano come prodotto il testo in chiaro, noto con il nome in codice Ultra. I servizi d'intelligence militari tedeschi Abwehr utilizzarono un particolare modello, l'"Enigma-G". Nel 1944, un'ulteriore evoluzione della Bomba portò all'introduzione dell'elaboratore Colossus. Per la Marina tedesca venne messa a punto una versione particolare di Enigma, che impiegava quattro rotori cifranti presi da un set di otto (quelli delle Enigma terrestri più tre nuovi rotori esclusivi per la marina) e poteva usare due diversi riflettori a scelta, per aumentare ancora il numero di combinazioni disponibili. Nel maggio del 1941 la marina inglese riuscì a mettere le mani su un apparato Enigma intatto e sui documenti di cifratura, catturando un sommergibile tedesco durante un attacco da parte di quest'ultimo ad un convoglio alleato. Questa operazione è conosciuta col nome di Primrose.”

In occasione di guerre, di disordini e di rivoluzioni, come sta accadendo proprio ora in Ucraina e in Siria, le trasmissioni in codice sulle shortwaves si moltiplicano: difficili da localizzare, perchè si propagano in fretta nell’aria senza risentire di eventuali ostacoli, arrivano da una parte all’altra del pianeta molto facilmente, riflettendosi verso la superficie terrestre grazie agli strati ionizzati nell’atmosfera. Dunque, è molto arduo riuscire a triangolare il segnale per capire dove sia il luogo da cui un EM, un Emittente Misterioso, stia trasmettendo; e assolutamente impossibile sapere dove si trovi il RL, il Ricevente Legittimo. Tra EM e RL ci sono tutti gli altri: quelli che ascoltano le frequenze, ma non sanno di che cosa si tratta: gli Altri Ascoltatori, AA.

Se un AA capta una trasmissione cifrata tra un EM e un RL, si trova di fronte ad un dilemma interessante. Dipende “da che parte sta”: se traduce una comunicazione cifrata di un gruppo di terroristi che sta girando informazioni ai propri agenti per un attentato, può salvare delle vite; se incappa in un codice militare che sta coordinando azioni sul campo, per porre fine ad un conflitto armato tra nazioni, potrebbe preferire non divulgare queste informazioni.

Quando un AA capta un codice sulle shortwaves, non sa chi lo stia trasmettendo, non sa per chi sia, non sa che cosa significhi: solo la sua decifrazione lo pone di fronte alla necessità di prendere una posizione rispetto ad esso. Nel momento in cui la prima sequenza di suoni, trasposti in numeri, diventa una parola di senso compiuto, tutto cambia: AA sta decifrando se stesso, la sua posizione rispetto alla situazione che si delinea di fronte a lui. Inoltre, consideriamo anche la possibilità che AA decifri in modo erroneo il codice: prenderà una posizione rispetto a fatti mal interpretati, ma coerente con quello che crede di aver tradotto.

Decifrare un codice richiede tempo, gli strumenti adatti, e attenzione. La percezione selettiva ci aiuta a muoverci in una selva di informazioni che ci bombardano ogni giorno dai più svariati EM: Emittenti Misteriosi, perchè spesso crediamo di sapere chi sta “producendo” informazione, ma non lo sappiamo davvero. La percezione selettiva, in modo inconscio, dirige la nostra attenzione sugli aspetti che “ci servono” maggiormente di altri: quelli che incontrano il nostro interesse, quelli che pensiamo di poter sfruttare a nostro vantaggio. Sempre che la nostra percezione selettiva funzioni correttamente.

Viceversa, noi stessi “produciamo” informazione, più o meno in buona fede: che può essere interpretata per quello che avevamo intenzione di dire, ma anche per quello che non sappiamo di aver detto. Scatto una fotografia, la metto in Rete: vorrei far vedere a tutti i miei amici il bel sole di oggi. Qualcuno che non è nella cerchia delle mie conoscenze vede questa foto, e decifra un altro messaggio: dove mi trovo in quel momento, oppure chi è con me, se ci sono persone nella fotografia. Produciamo più informazione di quella che pensiamo.

La quantità di dati prodotta ogni giorno ha numeri da capogiro. Ogni giorno, vengono caricate su Facebook più di 200.000.000 (200 milioni) di fotografie; ogni mese, su Youtube vengono viste 6.000.000.000 (6 miliardi) di ore di video; ne vengono caricate circa 100 al minuto. Twitter, nel mese di ottobre 2013, aveva attivi 232.000.000 (232 milioni) di utenti attivi. Nel 2005 gli esseri umani hanno messo in Rete 150.000.000.000 gigabites (150 exabytes); attualmente abbiamo superato di gran lunga i 1.500 exabytes. E questo è un assaggio della sfera pubblica; se consideriamo le informazioni video raccolte dai droni americani in Afghanistan solo nell’anno 2009, servirebbero 24 anni per essere visionate integralmente.

Ho avuto modo di registrare messaggi in codice sulle shortwaves, come si può vedere in questo video


Non ho intenzione di decifrare il codice dell’EM, nè avrei le competenze necessarie per farlo; piuttosto, userò i suoni dei polytones ascoltati in tempo reale e registrati, trasposti in sequenze numeriche e quindi in colori, per comporre immagini. Il messaggio iniziale è ancora lì, di fronte ai nostri occhi, sepolto nel criptato; ci parla in una lingua che non conosciamo, e ci ricorda che senza reale conoscenza non abbiamo posizione nei suoi confronti, non facciamo nessuna differenza, nè faremo pesare l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra; non siamo altro che testimoni di qualcosa che si svolge altrove, che ci coinvolge, ci tocca di persona, senza che possiamo reagire.











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