domenica 18 agosto 2013

La stanchezza triste, la stanchezza felice


Considerare la stanchezza come uno stato “sbagliato”, questo è un errore. Ma un errore che ci è indotto dall’attuale sistema economico e sociale dentro al quale siamo costretti a boccheggiare. Se sei stanco, non produci, non consumi. Questo non è bene, dunque non devi essere stanco. Le ore di lavoro necessarie al proprio sostentamento, e parlo delle ore prostituite in cambio di pochi spiccioli per tirare avanti, in mansioni che nulla hanno a che vedere con la valorizzazione delle proprie qualità e la propria soddisfazione personale, sono ore non naturali, troppe, rispetto ad un bioritmo che dovrebbe girare secondo altri tempi. Le ore rubate al sonno per dedicarsi, con scarsa ed impossibile cura, alle proprie passioni sono così lacrimevoli, piene di insoddisfazione, e inducono a pensare che la propria passione non possa che restare un breve excursus in un mondo meraviglioso ma mai afferrato veramente. Ora, ciascuno di noi fa esperienza nella propria vita della stanchezza triste, e della stanchezza felice. La stanchezza triste è quella di cui si parla sopra. La stanchezza felice, a cui tutti dovremmo tendere, è un dolce abbandono dopo una giornata trascorsa a prendersi cura di sè, anche con un lavoro adeguato alle proprie qualità.



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